Com'è profondo il mare _ Ludio Dalla
- Alberto Tebaldi
- 8 set 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 16 set
PROCESSI EVOLUTIVI
di Alberto Tebaldi ©2024
COM’È PROFONDO IL MARE di Lucio Dalla
Analisi esoterica
Il brano è composto da 10 strofe, lo stesso numero delle emissioni della melodia fischiata all'inizio e alla fine del pezzo. Il "fischio" equivale al soffio, il soffio vitale, l’anelito dell’anima all’unità con il Tutto (l’Uno monadico):
10 = l’UNO che ha attraversato l’esperienza dei 9 numeri della Conoscenza (i 9 pioli della scala che la Dama alchemica di Notre Dame tiene tra le gambe, in riferimento al Centro sessuale).
LETTURA ESOTERICA
• Prima Strofa:
"Siamo noi, siamo in tanti
Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti, dei linotipisti
Siamo i gatti neri, siamo pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare"
- L’umanità appare divisa e frammentata, attanagliata dalla paura. I “gatti neri” simboleggiano le coscienze costrette a vivere nell’ombra (di notte). Il passaggio “siamo pessimisti, siamo i cattivi pensieri" evoca una condizione mentale e spirituale decadente, intrappolata nelle sofferenze di una vita terrena non compresa. Il “non abbiamo da mangiare” denuncia l’assenza di nutrimento spirituale, di nutrimento interiore. Il mare diventa simbolo del mistero e della profondità dell’inconscio, dove si cela l’essenza dell’individuo.
• Seconda Strofa:
"Babbo, che eri un gran cacciatore
Di quaglie e di fagiani
Caccia via queste mosche
Che non mi fanno dormire
Che mi fanno arrabbiare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare"
- Il "babbo", da intendersi come figura archetipica, rappresenta il Padre primordiale, l’autorità divina. La richiesta di “cacciare via queste mosche” rappresenta il desiderio di liberarsi dal caos mentale, dai pensieri associativi incontrollati che perturbano l’anima e ostacolano il contatto con il divino, impedendo il risveglio spirituale.
• Terza Strofa:
"È inutile, non c'è più lavoro
Non c'è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male, di farci annegare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare"
- Qui viene espressa la crisi spirituale umana. La mancanza di “lavoro” si riferisce al lavoro su sé stessi. Il riferimento a “Dio o chi per lui” può essere visto come una critica ai falsi idoli o poteri illusori e terreni che manipolano e dividono l'umanità, ma anche come un riferimento gnostico a Jaldabaoth, il Dio della separazione. “Annegare” significa essere sommersi dalle forze del caos e della confusione, privati di una consapevolezza spirituale profonda e reale. Il mare diventa allora il simbolo del vuoto interiore, dell’indifferenza e delle profondità del destino umano.
• Quarta Strofa:
"Con la forza di un ricatto
L’uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti, spalancò prigioni
Bloccò sei treni con relativi vagoni
Innalzò per un attimo il povero
A un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasciò cadere, a piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com’è profondo il mare"
- Manipolato da poteri occulti e governato da forze materiali, l’uomo acquisisce un falso senso di potere (resuscita i morti, spalanca prigioni), un potere illusorio e inevitabilmente legato alle leggi del Tempo. In questo senso, l’innalzamento del povero e la sua successiva caduta rappresentano proprio l’illusione. Ancora una volta, la solitudine nel mare indica la condizione di isolamento spirituale, la separazione dall’unità divina o dal senso profondo della vita.
• Quinta Strofa:
"Poi da solo l’urlo diventò un tamburo
E il povero come un lampo nel cielo sicuro
Cominciò una guerra per conquistare
Quello scherzo di terra
Che il suo grande cuore doveva coltivare
Com’è profondo il mare"
- L’urlo diventa un tamburo, il grido dell’umanità oppressa che si trasforma in un richiamo alla lotta. La guerra per la terra, un “scherzo” di terra, simboleggia la lotta per beni materiali o terreni insignificanti dal punto di vista spirituale. La battaglia per la sopravvivenza materiale distoglie l’umanità dalla sua vera missione di evoluzione e perfezionamento dell’anima. Il mare qui richiama la profondità karmica del destino collettivo, che inghiotte ogni tentativo superficiale di conquista sul piano materiale.
• Sesta Strofa:
"Ma la terra gli fu portata via
Compresa quella rimasta addosso
Fu scaraventato in un palazzo, in un fosso
Non ricordo bene
Poi una storia di catene, bastonate
E chirurgia sperimentale
Com’è profondo il mare"
- Il destino dell’uomo viene strappato via, trascinato in una condizione di prigionia fisica e spirituale. Le “catene” e le “bastonate” rappresentano la sofferenza imposta dal controllo e dal potere. La “chirurgia sperimentale” può simboleggiare il tentativo di manipolare l’essenza stessa dell’umanità, con strumenti di controllo esterni. Questa sofferenza diventa parte di un processo di trasformazione dolorosa, dove il mare, con la sua profondità, rappresenta le forze invisibili che governano tali dinamiche.
• Settima Strofa:
"Intanto un mistico, forse un aviatore
Inventò la commozione
Che rimise d'accordo tutti
I belli con i brutti
Con qualche danno per i brutti
Che si videro consegnare
Un pezzo di specchio
Così da potersi guardare
Com’è profondo il mare"
- Il “mistico” qui rappresenta una figura spirituale che, con il suo agire, mostra un nuovo livello di coscienza: la “commozione” è la riscoperta della sensibilità umana, dell’empatia. Tuttavia, questa trasformazione spirituale porta anche conseguenze dolorose per coloro che non sono pronti a guardarsi dentro (i brutti). In quest’ottica, lo specchio è il simbolo del riflesso dell’anima: guardarsi nello specchio significa guardarsi dentro, rappresentando il confronto con la propria vera essenza, che può essere doloroso per chi ha vissuto solo nell’illusione.
• Ottava Strofa:
"Frattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo di questo mondo
Che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com’è profondo il mare
Nel loro grande mare
Com’è profondo il mare"
- I pesci simboleggiano le origini della vita (un richiamo al segno zodiacale dell’autore del testo), la spiritualità cristica e l’intuizione. Osservano il dramma umano dall’interno del mare, che qui diviene coscienza collettiva. Il loro “pensare” è un riferimento alla mente divina.
• Nona Strofa:
"È chiaro che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa è muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perché lo protegge il mare
Com'è profondo il mare
• Decima Strofa:
Certo, chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare"
- Le due strofe finali offrono una riflessione potente sulla libertà del pensiero, che è come il mare, vasto e incontenibile. I tentativi di “bruciare il mare” e “piegare il mare” rappresentano le forze oppressive che cercano di controllare e manipolare la coscienza collettiva e la libertà spirituale. Ma il libero pensiero e la spiritualità, come il mare, non potranno mai essere contenuti.
Conclusione
Com’è profondo il mare rivela un viaggio complesso attraverso la condizione umana, l’oppressione, la ricerca della verità e la resistenza spirituale. Il mare, simbolo dell’inconscio e di una verità profonda, rappresenta una forza potente e misteriosa che resiste ai tentativi di controllo… un richiamo a risvegliare la coscienza collettiva, a difendere la libertà e a riconnettersi con le profondità nascoste dell’essere interiore.
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