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ARTEsegreta

SETTE FILI DI CANAPA (1982)

MARIO CASTELNUOVO

ANALISI ESO-ALCHEMICA

PREMESSA

Tutto ciò che scriverò in questo articolo non avrà nulla a che fare con i dogma-fideismi passivi e avvilenti di qualsivoglia credo religioso. La mia è una visione esoterica (nel senso di Ricerca interiore) del testo, ma anche delle armonie musicali di questo misterioso e, a mio parere, bellissimo brano.

Sette fili di Canapa

Mario Castelnuovo

1982

32° Festival di Sanremo

Mario-Castelnuovo.jpg

ANALISI ESO-ALCHEMICA

Copertina dell'album 7 fili di Canapa (1982) - Mario Castelnuovo

Iniziamo dando uno sguardo al giro armonico e, dunque, alla sequenza accordale:

 

D (re) - C (do) - G (sol) - D (re)

 

Le toniche degli accordi sono D - C - G, dove il D (che poi *ritorna chiudendo la sequenza accordale) è la seconda nota della scala di C maggiore (e quindi del Sistema musicale occidentale), il C la prima e il G la quinta: 

 

2 + 1 + 5 = 8 (+ 2 = 10 / la decade, il Decimo Cielo, che porta all’UNO, al Tutto).

 

[*ritorna: chi ha avuto modo di seguire qualche mia lezione questa sorta di “ritorno" (del Re) ricorderà forse qualcosa, o almeno me lo auguro].

7 fili di Canapa.JPG

Partitura scritta da Alberto Tebaldi

Guglia di Follonica.jpg

Guglia di Follonica

00:00 / 00:45

ASCOLTA >

Ora passiamo alla questione Tempo metronomico, poiché qui la cosa si fa interessante:

 

il tempo è un 4/4 (terzinato) a 46 bpm (bpm = battiti per minuto).

Diversamente, dal punto di vista delle terzine di ottavi il tempo equivale a 136 bpm (che è, di fatto, il tempo che viene indicato relativo a questo brano in alcuni siti in rete).

 

In sostanza, Castelnuovo canta rimarcando un 4/4 a 46 bpm, mentre l’armonia strumentale viaggia sulle terzine a 136 bpm, di fatto come due metronomi in una sorta di "Dominio di coerenza" poliritmico.

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Ebbene, 46 e 136 numerologicamente parlando restituiscono entrambi il n. 10 (di nuovo, la decade, il Decimo Cielo, che porta all’UNO, al Tutto).

 

Il 46 è un 64 specchiato (Castelnuovo definisce questo brano “una favola alla rovescia”).

Per chi non lo avesse notato, il n. 64 è un numero legato all’Ottava:

64 = 8x8

 

Sul n. 136 potrei parlare ore: identifica le tre geometrie del glifo enneagrammatico (dunque un rimando al n. 9), ma anche l’Ottava e i sui intervalli.  

 

 

Ascoltando il brano non sarà difficile notare la sottolineatura ossessiva del n. 3 nella scansione di alcune parole:

 

c’e-ra-no / ca-na-pa / ucci-de-re

ta-vo-la / ane-mi-co

Follo-ni-ca / Si-na-i

c’e-ra-no / e-de-ra

 

(ancora un rimando al n. 9)

46 bpm.png
136 bpm.png

BREVE CONSIDERAZIONE

 

Se qualcuno avesse la malsana idea di fare copia-incolla di questi concetti, gettandoli alla maldigestione del grande stomaco tecno-digitale, sappia che sarebbe un’operazione tanto stupida quanto totalmente inutile. La profonda comprensione di ciò che è espresso in questo articolo (e negli altri contenuti in questa rubrica ARTEsegreta) prevede, ahivoi, decenni di studio, di dedizione, di intuizioni, di esperienze, di pratiche meditative e di centinaia di collegamenti analogici tra tradizioni egizie, yogiche, cabalistiche, alchemiche e magico-esoteriche di vario genere che non si comprano al supermercato, tantomeno si acquisiscono leggendo un estratto di un libro o un articolo, ma attraverso il duro lavoro di una vita intera e il rispetto per chi è più avanti lungo il Sentiero di Luce.

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SIMBOLISMI NEL TESTO

 

«Era il 1982, ero convinto di andare al festival semplicemente a presentare una cosa nuova all'interno di una rassegna dove questo genere di proposte non erano molto ben viste. La Rai minacciò perfino di bloccarmi la canzone, credevano che parlasse di droga, si presentarono i carabinieri in albergo e io dovetti spiegare riga per riga il significato del testo.»

 

M. Castelnuovo

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Prima di procedere date uno sguardo al video...

Mario Castelnuovo indossava un mantello. Il Mantello, simbolicamente, copre e protegge chi lo indossa, ma al tempo stesso è la veste che può essere donata a chi ha bisogno di riparo e di conforto. Per questo il Mantello è simbolo di DonoGesù viene accolto a Gerusalemme da una folla che stende i mantelli al suo passaggio.

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Passiamo ora al testo sul quale, a partire dall’ormai lontano 1982, in molti si sono spesi nell’esercizio sterile di avvicinarsi a comprenderne il senso; non è mia intenzione dirlo con presunzione, ma per quanto ho potuto constatare, cercando in rete, questo articolo rischia di rappresentare l’analisi simbolica più esaustiva di questo brano.

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Dunque, iniziamo:

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C’erano sette fili di canapa

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Il “c’erano” iniziale (da qualcuno interpretato come il più classico dei “C’era una volta” fiabesco) sottolinea sin dal principio quello che è il fattore Tempo, già rimarcato, come abbiamo visto sopra, dalla ritmica che suggerisce una poliritmia non casuale di 3 su 4 (= 7).

Il numero “sette”, riferito al numero di “fili” (che sottintendono il concetto di “legame con…”) riguarda una Legge di Natura (la Legge del Sette per l’appunto) intrinsecamente associata alla Legge dell’Ottava.

 

E cosa c’entra la canapa?


Beh, in una prospettiva spiritualistica il rimando neppure troppo sottile è agli effetti psicotropi più conosciuti della “sorella” più conosciuta marijuana (dal nome meno edulcorato e anch’essa figlia della Cannabis). Il riferimento è metaforico (non è un inno alle droghe, mi sembra chiaro!) ed è probabilmente un riferimento al “senso di pace”, al “distacco dalla realtà sensibile” e alla conseguente apertura di una “visione sull’Oltre”, nonché agli effetti qui sottolineati simbolicamente “curativi” (il concetto di “Medicina” in Alchimia, per intenderci).
In tal senso, il numero 7 (Ottava) – evidentemente non scelto per caso – è sinonimo di comprensione e di Conoscenza.

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e un Abele da uccidere,

 

Abele, secondo genito di Adamo ed Eva, nella Bibbia compare come il primo umano a morire. Per cui “un Abele da uccidere” significa (al fine dell’acquisizione della facoltà di Vedere oltre) che sarà la tua parte umana che dovrà essere “uccisa” (che equivale al medesimo concetto espresso nella metafora della Crocifissione di Gesù, dove la parte umana, comprensiva di personalità ed ego, viene sacrificata al fine di liberare il Cristo, o ancora meglio di abbracciare il Principio cristico, legato al concetto di Luce divina.

​

sotto il cielo di rame.

​

Esattamente il richiamo a ciò che ho scritto appena sopra: il “cielo di rame” è un riferimento al colore verde, che a sua volta è associato al Principio di Venere (verde rame - pianeta Venere). Venere identifica Lucifero, il portatore di Luce (Venere - la Stella del Mattino), ma il portatore di Luce è anche il Cristo. Dunque il “cielo di rame” sottintende la Luce divina (dei cieli, per l’appunto). Il rame contiene sia il rosso che, nella sua ossidazione il verde, tra loro colori complementari che uniti insieme restituiscono il grigio neutro, ossia l’equilibrio, l’Omeostasi Bio[S]logica, ovvero il Principio vitale stesso della Natura, al contempo manifesta e spirituale, non dell’umano ordinario, bensì dell’Essere umano, di colui che ha ricontattato la propria parte esserica, la propria essenza animica (simbolo dell’Anima è, guarda caso, il triangolo sferico di colore verde).

​

Se tutto questo può sembrare solo frutto di elucubrazioni mentali, che il buon Castelnuovo lo abbia cercato volutamente oppure fatto solo a un livello inconscio è un dato di fatto che il testo si conclude sottolineando che…

​

unirò sette fili ed avrò perduto,
unirò sette fili e sarò perduto…
e sarò perduto… e sarò.

​

evidenziando, a mio parere, la doppia accezione del termine “perduto”: negativa quando associata al verbo “avere” e positiva quando associata al verbo “essere” (ESSERE umano che incontra il divino). Unire i “fili” è la metafora di un atto di comprensione [Vedere e Comprendere le parti nel Tutto - Olos].


C'erano sette medici a tavola
e un amore già anemico
dissanguato, per strada


Torna il concetto di “Medicina” di cui ho già scritto sopra.
L’amore già anemico è un chiaro riferimento al colore rosso. L’amore è anemico poiché il rosso, simbolo dell’amore terreno, lascia il posto all’Amore divino il cui simbolo, come ho già detto, è il triangolo sferico verde (ANIMA), nella fattispecie la schematizzazione di un cuore di colore verde. 
Ed è “dissanguato per strada” nel senso di… “lungo il Sentiero”, lungo il Cammino, il Cammino iniziatico che porta inevitabilmente alla trasmutazione alchemica dell’amore terreno in quello di natura spirituale e divina.

​

C'erano sette Cristi a Follonica
ed un ateo sul Sinai,
bivaccava e aspettava.

​

L’“ateo sul Sinai, bivaccava e aspettava” …è l’uomo ordinario, colui che non crede in un Dio (e bivacca nella notte, cioè sta nel buio), ma che forse ha il sentore che qualcosa di più possa esistere, il che rimanda al concetto di “speranza” (ancora il colore verde). Il Sinai è il Monte e il luogo in cui, secondo il Libro dell'Esodo, Mosè fu chiamato da Dio attraverso il rovo ardente (il Fuoco) e dove molti anni dopo ricevette le Tavole della Legge del decalogo, che tradotto significa Le Leggi di Natura (o c'è qualcuno che ancora crede che c’entrino con i precetti religiosi e cattolici del “non rubare la moglie altrui”, "non dire falsa testimonianza" tanto per fare un esempio, o banalizzazioni del genere?).

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Riguardo Follonica…

potrei limitarmi a dire che è la sede di una Loggia massonica, la LOGGIA GIUSEPPE GARIBALDI 1436 ORIENTE DI FOLLONICA.

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Però! Che bizzarra coincidenza:
nel n. 1436 c’è il n. 46 e il n. 136

(ricordate i bpm del 3 sul 4?).

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Faccio una piccola divagazione:

LA GUGLIA DI FOLLONICA


Si tratta di un obelisco a base quadrata (4) ed è rivestito di pietra grezza. La struttura sovrastante è in pietra levigata e il tutto si erge su tre (3) ordini di gradini. Direi che il richiamo al n. 7 è abbastanza chiaro. Gli egizi idearono gli obelischi per simboleggiare il “raggio del Sole”. Sulla cuspide della Guglia di Follonica spicca, non a caso, una Stella a cinque (5) punte, simbolo di Luce. Il n. 5 è la sintesi della Legge dell’Ottava (i Sacerdoti dell’antico Egitto chiamavano gli Obelischi “le dita del Sole”).

La Guglia è difesa da un totale di otto (8) teste di leone apposte due per ogni angolo” (lascio a voi ricordare il simbolismo del leone, ma vorrei sottolineare come in alcuni mazzi di Tarocchi la Lama n. VIII è associata a La Forza, dove compare il Leone “dominato” dal Principio femminino).


 

Andiamo avanti con il testo:

​

C’erano, poi, sette topi sull'edera
e più giù un cavaliere giovane
preso da una tagliola. 

​

Nella religione cristiana il “topo” è simbolo del diavolo, il divoratore. L’edera è una pianta capace di arrampicarsi su qualsiasi superficie; dunque, metaforicamente i “topi” impediscono la “salita”, l’ascesa spirituale in direzione de “il cielo di rame”.

Il “cavaliere giovane preso da una tagliola” (più giù, non a caso) si riferisce presumibilmente alla condizione di chi rischia di non farcela. Ritornando alle parole dello stesso autore che definisce 7 fili di canapa una favola alla rovescia, il cavaliere (che rappresenta l’Essere in potenza, in quanto ancora giovane) è preso nella tagliola, ancora schiavo dell’ignoranza, ignaro cioè delle Leggi di Natura e quindi schiavo di un sistema materialistico decisamente lontano dai Mondi iniziatici e dal Mondo dello Spirito.

​


CONCLUSIONI

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Ribadendo il fatto che non conosco personalmente Mario Castelnuovo, la mia è una analisi fondata sulla base delle mie conoscenze in campo musicale e simbolico (eso-alchemico). 
A chi, arrivato ormai in fondo all’articolo, avverte giramenti di testa consiglio vivamente di attenersi alla versione ufficiale dell’autore di questo bellissimo e misterioso brano che a domanda diretta ha sempre affermato che trattasi, in sostanza, di una semplice canzone.

​

Come sempre, ci sarebbe molto da dire ancora, ma per questo rimando chi interessato a partecipare ai miei Corsi a tema e INCONTRI CONFIDENZIALI SUGLI INSEGNAMENTI ESOTERICI.

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